Skip to: Site menu | Main content

Dossier Tecnojus

NORME TECNICHE PER LE COSTRUZIONI - capitolo 2

Decreto Ministeriale 14 gennaio 2008

N.B: Dossier in fase di redazione - La versione completa con i file pdf relativi ai vari capitoli sono disponibili nella Guida Foav-Tecnojus, edizione Veneto n. 0-2008
[per informazioni ]

Sintesi dei contenuti

Il capitolo definisce i principi fondamentali per la valutazione della sicurezza e per l'identificazione delle prestazioni delle strutture.

Il principio base è che tutte le opere e le componenti strutturali debbono essere progettate, eseguite, collaudate e soggette a manutenzione al fine di consentire la prevista utilizzazione, in forma economicamente sostenibile e con il livello di sicurezza previsto.

L'aspetto maggiormente significato è costituito dall'introduzione del principio della vita nominale di progetto delle opere e la definizione delle relattive classi, differenziate da una diversa durata in anni ricolducibili a differenziate condizioni di cimento statico.

I principi fondamentali: vita nominale di progetto (2.4.1)

Elemento di relativa novità è la vita nominale di un'opera strutturale (che sostiuisce la vita utile di progetto del DM 2005) la quale "è intesa come il numero di anni nel quale la struttura, purchè soggetta alla manutenzione oridinaria, deve essere usata per lo scopo al quale è destinata."

Il decreto precisa che la vita nominale deve essere precisata nei documenti di progetto riportando la seguente tabella 2.4.1 - vita nominale VN per diversi tipi di opere:

I principi fondamentali: durabilità (2.1) e dedgrado (2.5.4)

Altro principio fondamentale introdotto è quello della durabilità definita come "conservazione delle caratteristiche fisiche e meccaniche dei materiali e delle strutture, una proprietà essenziale affinché i livelli di sicurezza vengano mantenuti durante tutta la vita dell'opera ".

La durabilità deve essere garantita attraverso:

Per quanto concerne la scelta dei materiali, il regolamento prescrive che:

"I prodotti ed i componenti utilizzati per le opere strutturali deveono essere chiaramente identificati in termini di caratteristiche meccanico-fisiche-chimiche indispensabili alla valutazione della sicurezza e dotati di idonea qualificazione".

Infatti "i materiali ed i prodotti, per poter essere utilizzati nelle opere previste dalle presenti norme, devono essere sottoposti a procedure e prove sperimentali di accettazione ..." mentre "la fornitura di componenti, sistemi o prodotti, impiegati per fini strutturali, deve essere accompagnata da un manuale di installazione e di manutenzione da allegare alla documentazione dell'opera".

La struttura deve essere progettata così che il degrado (esogeno ed endogeno) nel corso della sua vita nominale, purchè si adotti la normale manutenzione ordinaria, non pregiudichi le sue prestazioni in termini di resistenza, stabilità e funzionalità, portandole al di sotto del livello richiesto dalle norme.

Le misure di protezione contro l'eccessivo degrado devono essere stabilite con riferimento alle previste condizioni ambientali e possono consistere in un'opportuna scelta dei dettagli, dei amteriali e delle dimensioni strutturali, con l'eventuale applicazione di sostanze o ricoprimenti protettivi, nonchè con l'adozione di altre misure di protezione attiva o passiva.

I principi fondamentali: verifiche e gli stati limite (SLU e SLE)

Risulta definito stato limite la condizione superata la quale l'opera non soddisfa più le esigenze per le quali è stata progettata.

La sicurezza e le prestazioni di un'pera o di una parte di essa devono essere valutate in relazione agli stati limite che si possono verificare durante la vita nominale.

Le opere e le varie tipologie strutturali devono possedere i seguenti requisiti:

a) sicurezza nei confronti di stati limiti ultimi (SLU), definita come la capacità di evitare:

totali o parziali, che possono compromettere l'incolumità delle persone ovvero comportare la perdita di beni, ovvero provocare gravi danni ambientali e sociali, ovvero mettere fuori servizio l'opera.

STATI LIMITE ULTIMI (SLU)
I principali Stati Limite Ultimi sono:
a) perdita di equilibrio della struttura o di una sua parte;
b) spostamenti o deformazioni eccessive;
c) raggiungimento della massima capacità di resistenza di parti di strutture, collegamenti,
fondazioni;
d) raggiungimento della massima capacità di resistenza della struttura nel suo insieme;
e) raggiungimento di meccanismi di collasso nei terreni;
f) rottura di membrature e collegamenti per fatica;
g) rottura di membrature e collegamenti per altri effetti dipendenti dal tempo;
h) instabilità di parti della struttura o del suo insieme;
Altri stati limite ultimi sono considerati in relazione alle specificità delle singole opere; in presenza
di azioni sismiche, gli Stati Limite Ultimi sono quelli precisati nel § 3.2.1.

b) sicurezza nei confronti di stati limite di esercizio (SLE), definita come la capacità di garantire le prestazioni previste per le condizioni di esercizio.

STATI LIMITE DI ESERCIZIO (SLE)
I principali Stati Limite di Esercizio sono:
a) danneggiamenti locali (ad es. eccessiva fessurazione del calcestruzzo) che possano ridurre la
durabilità della struttura, la sua efficienza o il suo aspetto;
b) spostamenti e deformazioni che possano limitare l’uso della costruzione, la sua efficienza e il
suo aspetto;
c) spostamenti e deformazioni che possano compromettere l’efficienza e l’aspetto di elementi non
strutturali, impianti, macchinari;
d) vibrazioni che possano compromettere l’uso della costruzione;
e) danni per fatica che possano compromettere la durabilità;
f) corrosione e/o eccessivo degrado dei materiali in funzione dell’ambiente di esposizione;
Altri stati limite sono considerati in relazione alle specificità delle singole opere; in presenza di
azioni sismiche, gli Stati Limite di Esercizio sono quelli precisati nel § 3.2.1.

c) robustezza nei confronti di azioni eccezionali, definita come la capacità di evitare danni sproporzionati rispetto all'entità delle cause innescanti quali incendio, esplosioni, urti.

[ torna su ]

I principi fondamentali: l'importanza delle condizioni ambientali

L’ambiente di progetto provoca le azioni sulla struttura. Esse sono individuate da una opportuna analisi, che deve tenere conto degli eventuali significativi fenomeni di interazione fra la struttura e l’ambiente sollecitante stesso, nelle situazioni di progetto persistenti, transitorie di predominio di una o più azioni.

L'ambiente di progetto risulta definito come il contesto in cui è immersa la struttura e che la cimenta. In generale, l’ambiente di progetto si può suddividere in:

a) naturale: cimento prodotto da: vento, neve, sisma; azione termica, moto dei fluidi e/o ondoso del mare. I fenomeni naturali sono funzione del tempo e di carattere ciclico. La loro definizione avviene in un contesto spazio-temporale. L’intensità dell’azione è introdotta per un prefissato periodo di riferimento.

b) antropico: cimento prodotto da azioni conseguenti all’uso della struttura secondo gli scopi per la quale è stata progettata e costruita. L’azione antropica è definita dalle norme vigenti ovvero dai capitolati speciali relativi alla costruzione.

c) accidentale: cimento prodotto da incidenti quali incendi, esplosioni ed urti.

Bibliografia (in costruzione)

Tecnojus è in partnership con:
e con:
Azienda partner-sponsor TECNOJUS:
Azienda main-sponsor Tecnojus